Il plastico che attraversò l’oceano
Ama costruire i plastici ferroviari e per i suoi nipotini in Canada ne ha creato uno adatto alla traversata atlantica. Ecco la storia di Marco Genoni da Figino.
Una volta i miei nipotini che vivono in Canada sono venuti con me a vedere dei plastici di modellismo ferroviari. E mi han chiesto: possiamo averne uno anche noi? Così con l’aiuto dell’amico Riccardo Veri sono riuscito a realizzarlo e a spedirglielo via nave”. A raccontare l’affascinante avventura è lo stesso Genoni.
La sua passione per il modellismo ferroviario nasce nell’infanzia. “Il primo trenino ricordo che era della marca Buco, avrò avuto 9-10 anni, ci giocai come tutti i bambini a quell’età. Poi dovettero passare un po’ di anni, per mettermi a costruire un plastico. Avvenne nel 1984, lo feci per mio figlio che aveva circa 6-7 anni e gli preparai un circuito analogico con bottoni per comandare scambi e semafori”.
Gli anni passano e i 4 figli di Genoni diventano adulti e continuano la stirpe con ben 11 nipotini (che oggi vanno dai 2 ai 17 anni).
“Un giorno - ricorda Genoni - ho portato i nipotini che vivono in Canada a vedere dei plastici qui in Svizzera e loro mi hanno detto: Nonno, ci fai un plastico con due montagne?”
Una richiesta che per Genoni è diventata una sfida. Perciò con l’amico Veri si mette a realizzare un plastico in scala h0 composto da due piattaforme di 2 per 3 metri. “Abbiamo realizzato tutto il circuito digitalizzato - spiega - e l’abbiamo spedito in Canada via nave, poi sono andato là a completare la parte del paesaggio che raffigura due montagne svizzere con galleria. I nipotini sono entusiasti e sono i figli del figlio per cui costruii il primo plastico, anche lui ci gioca ancora”.
Qual è stata la difficoltà maggiore? “Senz’altro la digitalizzazione degli scambi, dei suoni, delle accelerazioni, dei comportamenti dei treni. In questo avere un amico come Riccardo, mi ha aiutato tantissimo”.
Genoni sembra non voglia più fermarsi nel realizzare plastici, anche se deve conciliare questa passione con le altre. È, infatti, anche un suonatore di fisarmonica e di alphorn: “Poi nel tempo libero porto i nipoti in montagna e in piscina”, precisa Genoni. E sono proprio i nipoti a sollecitarlo nel continuare a modellare plastici: “I nipoti di Croglio me ne hanno chiesto uno con due villaggi alpini e lo sto predisponendo su una base 2 per 3 metri tutta cablata che può diventare 2 per 4 metri. E anche il nipote di Berna adesso ne vuole uno”.
Se i nipoti volessero proseguire sulle sue orme che consiglio li darebbe? “Devono essere capaci a lavorare con il legno e il ferro e sapere un po’ di elettronica”
Genoni non è però un collezionista: “Mi piacciono i treni svizzeri, soprattutto quelli che erano in servizio lungo la linea del Gottardo, oppure la “Churchill”, ma non sono un gran collezionista di modelli. Li prendo perché servono per i plastici. Quelli sono la mia grande passione”.
Il motivo? Ce lo spiega così: “Mi piace poter tradurre la mia idea, trovando le soluzioni più adatte, perché non è un semplice assemblare ma un vero e proprio creare, provare e riprovare. Così quando poi vedi che funziona e loro ci giocano la soddisfazione è impagabile”.