Il fermodellista col pollice verde
Dalla passione giovanile per i trenini, al ritorno di fiamma a 50 anni. Ecco la storia di Roger Peverelli degli Amici Ferromodellisti Chiasso.
“Da adolescente andai a studiare in un collegio in Svizzera interna, quando tornai a casa mia madre aveva dato tutta la mia collezione di modelli ferroviari a mio cugino. Mi disse: non se più un bambino per giocare con i trenini”. Ma le passioni non si cancellano e come possano rinascere dopo decenni ce lo racconta Roger Peverelli, socio del Club degli Amici Ferromodellisti Chiasso.
“Mi reputo un privilegiato - racconta Peverelli -, perché negli anni 50, quando avevo 5-6 anni, mio padre mi regalava dei modelli di locomotive a vapore della Märklin. Era un’emozione anche solo sfogliare il loro catalogo stilizzato. Vivevamo in una casa unifamiliare, e sotto c’era il locale hobby. Mio padre mi fece un pianale grande come un tavolo da ping-pong e io vi realizzai il mio primo circuito”.
Ma come detto, gli studi fuori Ticino gli riservarono una sorpresa al ritorno: “Per mia madre i modelli erano solo un gioco per bambini e in mia assenza li diede a mio cugino”.
La passione rimase così sopita per oltre trent’anni. “Tornai ad appassionarmi al fermodellismo, a 50 anni, una ventina d’anni fa - ricorda Peverelli -, venendo a contatto con la realtà del Club AFC di Chiasso. Iniziai a realizzare un plastico in scala Z (1:220, ndr), che funzionava ancora in analogico e che era collocato in un armadio a scomparsa. Poi, vista la passione per il giardinaggio, quando ci fu da mettere a posto il giardino di casa vi realizzai un circuito esterno in scala 1 (1:32, ndr)”
Per quanto riguarda il collezionismo Peverelli preferisce le locomotive a vapore: “Circa il 70% del mio investimento è in locomotori d’epoca, hanno sempre il loro fascino. Anche le prime elettriche sono bellissime. Oggi invece sembrano tutte identiche. Un tempo dalla forma distinguevi subito le svizzere, dalle tedesche o dalle italiane”.
Negli anni Peverelli si è cimentato anche nella costruzione di plastici.
“Far parte di un club serve anche a quello – ci spiega -, serve a condividere conoscenze ed esperienze. Io ho sempre lavorato come spedizioniere prima e in banca dopo, per lavoro non ho mai avuto a che fare con la meccanica e non ho mai dovuto avere particolari doti di manualità. Però mi sono messo con passione e ora aiuto degli amici che stanno realizzando plastici a casa loro. Sono meno bravo per quanto riguarda la parte elettronica e informatica. Sono invece specializzato soprattutto nella ricostruzione dei paesaggi”.
Ed è proprio nella riscoperta della manualità, il consiglio che Peverelli offre ai giovani che volessero avvicinarsi al fermodellismo: “Oggi crescono in un mondo di elettronica e informatica, ma è un mondo virtuale. Realizzare dei plastici sviluppa invece tutta una parte di manualità che altrimenti viene a mancare”.
E poi in molti casi manca quel fascino e quell’incanto che lui si ricorda di aver provato da bambino: “Mio nonno stava a Basilea e mi portava sempre a spasso per la città a vedere il porto sul Reno e la stazione ferroviaria. Sono mondi che mi hanno sempre attratto. Anche adesso se sono in stazione e passa un treno non riesco a restare indifferente”.